ecco perché non riesci a far decollare il tuo studio e ottenere il successo professionale che meriti/desideri nonostante partecipi a tutti i corsi per imparare a trattare tutti i tipi di pazienti
Se sei un professionista della nutrizione che lavora in proprio, e pensi che la formazione tecnica sia la sola chiave per il successo professionale, allora sappi che quello che sto per dirti potrebbe sconvolgerti, rivelandoti una realtà ben diversa da quella che ti hanno sempre venduto come “unica strada per il successo”.
Tantissimi nostri studenti e tuoi colleghi, infatti, la pensavano come te prima di conoscerci e di scoprire che, in realtà, la sola formazione tecnica non è in grado di garantire il successo professionale che ti è stato promesso.
E come è stato per centinaia di loro, ti assicuro che questo articolo e le sue rivelazioni saranno per te altrettanto utili e illuminanti.
Sia per la tua carriera, che per il tuo portafogli.
A tratti questo articolo potrà apparire come una doccia fredda, un salto nella realtà che non avresti voluto fare ma, nondimeno, sarà una risorsa preziosa per capire e difenderti da questo “gioco”, spesso poco etico e contorto, protratto dai vari formatori e scuole di nutrizione.
Un gioco, una manipolazione mentale subdola, per tenerti imbrigliato in quello che noi chiamiamo
“vortice della formazione compulsiva”.
Questo articolo ti permetterà di risparmiare un sacco di tempo, e di soldi, che avresti investito in una risorsa che, da sola, non ti avrebbe mai potuto portare al successo che stai cercando.
Ma che, al contrario, avrebbe portato al successo proprio quei formatori che, a gran voce, urlano:
“l’unico modo per avere successo è formarsi,
sapere tutto, trattare tutto e tutti”.
Ma questa, seppure non una completa bugia, dobbiamo considerarla per quello che è realmente: una mezza verità.
Una mezza verità, un pezzo del puzzle, a cui manca un elemento fondamentale.
Un elemento la cui assenza, per quanto tu possa essere bravo e formato, non ti permetterà di raggiungere il successo professionale che ti è stato così strenuamente promesso.
E tra poco scoprirai di quale elemento si tratta, e perché è così fondamentale nel tuo percorso verso la realizzazione e il successo professionale.
Ma prima, lasciami fare una breve e necessaria premessa:
se hai scelto di fare questo splendido lavoro è perché dentro di te c’è stato un momento in cui qualcosa è scattato, come una molla, e che ti ha fatto dire “da grande farò il nutrizionista, aiutando le persone a ritrovare la salute e il benessere che hanno perso”.
Questo nobile desiderio potrebbe essere nato da un problema passato, che hai vissuto tu in prima persona, o che hai visto vivere a qualcuno vicino a te, e che ti ha spinto a studiare per poterlo risolvere.
Oppure, potresti semplicemente aver sviluppato un interesse, una curiosità, verso la biologia, e poi esserti appassionato successivamente di nutrizione.
O ancora, potresti aver sempre visto il cibo come la prima cura per vivere una vita lunga e in salute.
Qualsiasi sia la ragione che ti ha spinto a fare questo lavoro, a studiare e fare sacrifici, fino al giorno della tua laurea e anche dopo, è innegabile dichiarare che il tuo sia un lavoro che porta grandi soddisfazioni.
Soprattutto quando riesci a migliorare sensibilmente la vita dei tuoi pazienti. A donare loro di nuovo la salute e il sorriso.
Eppure, quello che all’apparenza sembra essere un lavoro stupendo, privo di particolari difficoltà, spesso si rivela essere alquanto complicato e ricco di preoccupazioni.
Da una parte, il tuo lavoro richiede una costante e continua formazione, necessaria a mantenere sempre fresche e aggiornate le tue conoscenze e, dall’altro, è una professione che – data la sua natura di libera professione – ti richiede di doverti preoccupare di questioni più legate alla sfera “imprenditoriale” come, ad esempio, la necessità di farti trovare da nuovi pazienti.
Quindi, in un certo senso, la tua professione è come un treno che corre su due binari paralleli, che dipendono l’uno dall’altro:
- Il binario tecnico: rappresenta il tuo bagaglio di conoscenze, che viene poi applicato al tuo lavoro in studio per risolvere le problematiche legate all’alimentazione e alla salute del paziente.
- Il binario gestionale e imprenditoriale: in cui ti devi preoccupare di gestire correttamente lo studio, le spese, le tasse, gli appuntamenti e, infine, dove ti impegni per trovare nuovi pazienti.
Questi due binari, come dicevo, sono interdipendenti.
Se ce n’è solo uno, e l’altro è assente o danneggiato, il tuo treno (la tua professione) è sempre a rischio di deragliare.
Mi spiego meglio: se le tue abilità sono scarse, ma hai tanti pazienti, i risultati che riuscirai a portare saranno minimi o insufficienti e, prima o poi, i tuoi pazienti finiranno per rivolgersi ad altri professionisti (che sono più preparati e “performanti”, e che portano migliori risultati).
Dall’altra parte però, se le tue abilità sono eccelse, ma non sei in grado di attirare a te pazienti, sei come un negozio di gioielli in un deserto: hai tanto valore da offrire, ma nessuno sa che esisti. Potresti avere la soluzione perfetta per i problemi dei pazienti, ma se non riesci a far sì che vengano da te, il tuo talento e la tua competenza resteranno inutilizzati.
In poche parole: non hai la possibilità di lavorare, di applicare le tue tanto sudate e preziose abilità e conoscenze.
Quindi, se vuoi che la tua professione corra rapida su questi binari, permettendoti di raggiungere il successo e la soddisfazione professionale in un tempo ragionevolmente breve, e senza incidenti, è necessario che entrambi i binari siano mantenuti allineati, e che entrambi ricevano le giuste attenzioni e cure.
Ora, perché ti ho fatto questa premessa?
Perché voglio che sia chiaro che io non sono assolutamente contro la formazione a prescindere.
Come ho infatti scritto, la formazione è un aspetto fondamentale del tuo lavoro, e va sicuramente coltivata e curata.
Io stesso, e la mia squadra, ci formiamo costantemente.
E questo lo faccio nonostante l’esperienza ventennale nel mio campo.
Perché ritengo che per essere un buon professionista la formazione sia necessaria; un dovere, in un certo senso, oltre che una buona pratica.
Ma questo rimane vero solo fino al momento in cui la formazione assolve il suo compito, colmando quelle lacune che non ti permettono oggettivamente di svolgere in modo efficace ed efficiente il tuo lavoro.
Ma oltre quella soglia, la formazione rischia di trasformarsi in un’attività che prende più tempo ed energie di quelle realmente necessarie, trasformandosi in una “stampella” a cui appoggiarsi quando le cose non vanno come vorremmo
Finiamo per credere che, se i risultati non arrivano, sia solo colpa del fatto che “non sappiamo abbastanza”. Che dobbiamo specializzarci in tutto ed essere bravi a risolvere ogni caso.
Spesso ci sentiamo “inadatti” se non conosciamo uno specifico caso, finendo con l’autostima a terra.
Si finisce così per continuare ad accumulare “conoscenza” senza sapere che, ad un certo punto, non abbiamo neanche i pazienti per sfruttarla quella conoscenza.
Passiamo più tempo a studiare, che a fare.
E qui torniamo al vero problema di cui ti ho accennato all’inizio dell’articolo.
Ovvero la “cantilena” che i formatori, le istituzioni, gli enti e le varie scuole di formazione continuano a raccontare ai professionisti, da decenni: “La formazione è la chiave per il successo!”
La trappola mentale della “formazione compulsiva”
Vedi, come persona che ha studiato per tutta una vita, sei naturalmente portato a pensare che più conoscenze acquisisci, più le tue possibilità di successo aumenteranno.
Ma questo è un BIAS cognitivo.
I BIAS vengono definiti come automatismi mentali, o scorciatoie mentali e false credenze, che derivano dalla nostra interpretazione – spesso non completamente oggettiva – della realtà.
Questi BIAS, spesso, ci portano a dare per scontato che certe nostre convinzioni o credenze siano corrette a prescindere. Anche se poi, ad una più attenta analisi, ci si accorge che non è così.
Un esempio? Il bias di frequenza; ovvero un errore sistematico della nostra mente che ci porta a “selezionare” solo le informazioni che ci interessano, e che in quel momento sono importanti per noi.
Per esempio, immagina di esserti appena tinta i capelli. Questo bias potrebbe portarti, per via della sua natura, a notare che ci siano molte donne con il tuo stesso colore di capelli.
O, nel caso tu abbia acquistato proprio quella macchina di quel colore, noterai che ce ne sono tantissime e tutte di quel colore!
L’errore della nostra mente, quindi, è quello di farti credere che ci siano molte più donne con i capelli tinti, e molte più auto di quel colore, di quelle che realmente esistono.
È una cosa che la nostra mente fa in automatico, senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
E se questo, come nel caso della tinta e dell’auto, non è un problema vero e proprio, quanto più una cosa singolare, lo diventa invece nel momento in cui quei BIAS hanno il potenziale di avere influenze negative sulla tua vita.
Come avviene, appunto, con il BIAS relativo alla formazione, che ti porta a credere che: “più ti formi, più alte saranno le tue probabilità di avere successo”.
Così tu, credendo di essere nel giusto – e sostenuto da chi ti dice che questa cosa è vera – continui ad investire denaro e tempo in corsi di formazione.
Ora, la cosa importante da comprendere è che i BIAS non risparmiano nessuno: tutti ne siamo vittime. È il nostro cervello che funziona così.
Ma è importante notare che i BIAS, spesso, non si formano “da soli”. Ci può essere un’influenza esterna che ci porta a formarli.
E lo stesso vale per il BIAS sulla formazione: non te lo sei inventato tu!
Quel BIAS ti è stato instillato dal sistema scolastico e dall’università.
Come?
Pensaci: in quegli ambienti, soprattutto quelli accademici, il tuo valore viene misurato unicamente sulla base di un sistema di punteggio che premia la conoscenza e la padronanza di un argomento.
E quel sistema, in modo più o meno volontario, ha instillato in te l’associazione per cui “più conoscenze = maggiore successo e riconoscimento”.
In questo modo, sei portato a credere (sempre per associazione) che se quella regola è vera nel mondo accademico, lo sarà anche nel mondo del lavoro.
Ora, per quanto formarsi sia sacrosanto, necessario e un’ottima “best practice”, e per quanto io possa condividere questo pensiero, è anche vero che, ad un certo punto, questa “ragione” viene meno.
Viene meno nel momento in cui i formatori, le scuole, e compagnia bella, continuano ad alimentare questo BIAS, facendoti credere che sia VERO e corretto pensare che la formazione è l’unica via per il successo professionale (e personale).
Ma se, come abbiamo visto prima, le abilità necessarie per avere successo nel tuo lavoro sono 2 (abilità tecniche, e abilità imprenditoriali e di comunicazione), perché i formatori si focalizzano solo sulle prime, ignorando le seconde?
È una tattica (poco etica) che serve a farti sentire debole e inadatto (così tu continui a comprare corsi).
Ora dimmi, hai mai sentito un formatore dirti:
“basta comprare corsi, inizia a farti conoscere dai pazienti che sai già come trattare!”
Te lo dico io: no.
E la verità la puoi vedere anche tu, con i tuoi occhi, e probabilmente l’hai già vissuta sulla tua pelle:
dopo esserti formato e aver seguito decine e decine di corsi, puoi davvero dire di aver ottenuto più pazienti, aver riempito l’agenda, ottenuto più riconoscimento, più autorevolezza, da parte dei pazienti stessi?
Oppure l’unica cosa che hai realmente riempito sono le tasche (veramente molto profonde) dei venditori di corsi per imparare a fare diete?
Perché vedi, se è giusto e sacrosanto, e anche necessario, mantenersi aggiornati e al passo coi tempi e le scoperte scientifiche, non è altrettanto corretto che qualcuno faccia leva su questa tua necessità e convinzione, sfruttandola per i propri scopi personali ed economici.
Infatti, il mondo della formazione – e non solo in campo nutrizionale – rappresenta un business molto, molto remunerativo.
Si parla infatti di un giro d’affari di svariate decine di milioni di euro l’anno.
Inoltre, questo business ha dei costi di gestione molto bassi, e dei margini, o dei guadagni, molto, molto alti.
Non sorprende quindi che l’avidità di certe figure le spinga oltre una certa soglia di buon senso ed etica professionale, in un reame di false promesse e di manipolazioni psicologiche…
Una promessa a metà… non è forse una bugia?
Scusa se sono così diretto ma una promessa vera solo a metà, non è poi tanto differente da una bugia vera e propria.
Parlo di bugia perché questi formatori ti nascondono il fatto che, per avere successo, è necessario anche fare altro, oltre alla sola formazione professionale e nutrizionale.
Non basta essere dei professionisti-tecnici super formati, per poter lavorare con successo e profitto; è necessario anche sapersi promuovere e saper vendere i prop ri servizi e le proprie capacità.
Esattamente come loro fanno con te (ma immagino che questo non te l’abbiano mai detto, vero?).
Ecco, quindi, che ritorniamo prepotentemente al secondo binario, alla seconda abilità mancante e non trasmessa, mai insegnata – né all’università né tantomeno nei vari corsi di formazione – che prende il nome di abilità imprenditoriale e comunicativa.
Un’abilità tanto fondamentale, quanto troppo spesso ignorata o a malapena accennata.
Non per tua negligenza, ma per negligenza di chi, a ben vedere, dovrebbe averti preparato adeguatamente al mondo del lavoro e della libera professione.
Ma che, per una ragione o per l’altra, si è ben guardato dal farlo, vendendoti invece l’idea che la formazione sia la “chiave” per il successo professionale…
E questo ci porta alla seconda verità, che smaschera definitivamente la bugia della formazione:
l’indifferenziazione
Infatti, in un mondo in cui queste conoscenze tecniche (che ti dicono dovrebbero renderti speciale, unico e desiderabile agli occhi dei futuri pazienti) sono alla portata di tutti, ecco venire meno anche il pretesto del:
“le persone cercano e si rivolgono unicamente ai professionisti che dimostrano di essere i più preparati. Quindi, se vuoi avere più pazienti, devi essere preparato e sapere TUTTO”.
Ora, tralasciando per un secondo il fatto che non mi è mai parso di vedere un singolo dottore della nutrizione dichiarare di essere meno preparato o formato di altri…
e quindi di dichiarare apertamente di essere “meno bravo” dei colleghi…
Vorrei sapere per quale ragione una persona dovrebbe scegliere di rivolgersi ad un professionista, piuttosto che un altro, unicamente sulla base delle competenze e degli attestati acquisiti.
Se tutti i professionisti sono ugualmente preparati agli occhi delle persone, (poiché tutti siete laureati e tutti fate più o meno gli stessi corsi…), e se tutti i colleghi dichiarano di essere i migliori (o comunque nessuno dice di non esserlo) …
come fa una persona – che già di per sé non è un esperto e un accademico – a scegliere di farsi trattare da te, piuttosto che da un altro collega (magari anche più economico) e che dimostra le stesse competenze?
Te lo dico io: non può!
Finirebbe per sentirsi confuso e, nella maggior parte dei casi, per scegliere il professionista più conveniente.
Quello che, a parità di abilità e competenze percepite, richiede un investimento minore.
Questo, ovviamente, a patto che non ci sia altro che ti rende differente, migliore e più desiderabile ai miei occhi.
E no, ti anticipo che non devi abbassare il tuo onorario per essere scelto… ne parliamo più avanti.
Quindi, come vedi, la “ragione” per cui le persone dovrebbero scegliere un professionista più preparato, rispetto a uno meno preparato, non regge.
E ora te lo dimostro in modo ancora più chiaro:
se questo fosse vero, se le persone fossero in grado di capire la differenza (spesso estremamente sottile) di preparazione tra un professionista e l’altro, allora i vari abusivi, guru, venditori di polverine e compagnia bella non avrebbero ragione di esistere.
Sarebbero estinti da tempo (invece, molti di loro vantano anche un grande successo).
Se le persone dessero davvero importanza ai titoli e alle abilitazioni, alla formazione, allora gli abusivi – che di titoli e di formazione non ne hanno – dovrebbero fare la fame.
Giusto?
Eppure, gli abusivi sembrano avere un successo completamente sproporzionato e illogico rispetto alle loro reali capacità, alle loro conoscenze e competenze. Come mai?
E questo non fa altro che danneggiare ancora di più la tua professione, portando i pazienti – che dovrebbero venire da te – a finire nelle loro mani (spesso rovinandone la salute).
Ma allora perché gli abusivi hanno successo?
Vedi, loro, gli abusivi, hanno capito una cosa: hanno capito che per avere successo in quello che fanno (per quanto poco etico, deplorevole e condannabile) è necessario comunicarsi.
Infatti, il loro successo, la loro notorietà, arriva anche se mancano (spesso totalmente) quelle necessarie capacità tecniche e i relativi attestati e lauree a sostegno del loro operato.
Certo, la loro comunicazione è una comunicazione bassa, sporca, ingannevole e assolutamente lontana da ogni ideale di etica e di deontologia professionale.
E io non ti dirò mai, come non ho mai detto ai miei studenti, di replicare pari-pari quello che loro fanno (anzi noi li combattiamo con l’etica, la preparazione e la professionalità).
Eppure, è innegabile che quello che fanno porta loro risultati, persone, seguito e quindi denaro, notorietà e successo.
Quel successo e quell’attenzione (anche mediatica) che, invece, dovrebbero essere tue per diritto.
Quello che cerco di dirti è che la comunicazione è un elemento fondamentale e imprescindibile per avere successo in questo mondo e, ancora di più, nella tua professione.
Sia per te, per promuovere il tuo lavoro e permetterti di crescere come professionista sia, appunto, per difenderti da questa invasione incontrollata di abusivi senza etica e senza morale.
Perché vedi, la comunicazione, se fatta a dovere, ti permette di dirottare le persone – che altrimenti finirebbero nelle grinfie degli abusivi – verso l’unica soluzione possibile e legittima: TU.
Per questo non ho difficoltà a dire che la tua comunicazione dovrebbe ricevere le stesse cure e le stesse attenzioni che dedichi a coltivare e approfondire le materie tecniche legate alla professione.
MA ATTENZIONE!
Perché la comunicazione, per come la intendiamo e insegniamo noi, non ha nulla a che vedere con la comunicazione corrotta degli abusivi, con il loro modo di promuoversi che, spesso, fa leva sulle debolezze delle persone.
Non ha nulla a che fare con quella comunicazione inelegante, subdola, ricca di false promesse, pillole magiche e dimagrimenti miracolosi.
Quella comunicazione NON è una comunicazione ETICA
è una comunicazione sporca, ingannevole e manipolatoria – nel senso peggiore del termine.
La comunicazione che invece insegniamo noi, e che i nostri studenti utilizzano da anni, è una comunicazione
assolutamente etica, pratica e compatibile con questo settore.
Etica, perché rispetta la figura del professionista, e il paziente stesso, senza fare promesse ingannevoli e senza mettere a rischio la tua reputazione.
Pratica, perché si può applicare immediatamente, senza dover studiare per anni e anni prima di poter produrre dei risultati efficaci e tangibili.
Compatibile, perché si adatta alle esigenze dei professionisti della nutrizione, aiutandoti a gestire e risolvere quelle situazioni che ti trovi a vivere quotidianamente in studio e con i pazienti.
Una comunicazione in grado di portare il professionista a essere visto, percepito e trattato come una risorsa unica e insostituibile, a cui è dovuto il giusto rispetto e la giusta considerazione derivante dall’esercizio di una professione tecnico-sanitaria di rilievo, come la tua.
Una comunicazione che ti aiuterà a farti scegliere da sempre più pazienti, a ottenere il successo che per tanto tempo ti è stato promesso, ma che non sei riuscita ad afferrare.
Una comunicazione che ti farà percepire, dai tuoi pazienti, come un vero e proprio “eroe”. Un po’ come è successo ai nostri studenti:





A questo punto, probabilmente, potresti aver pensato tra te e te: “ma io già mi comunico!”
Ma qui devo fare una precisazione…
Perché quando parliamo di comunicazione efficace, il fatto di avere una scheda Google, un sito, un profilo Facebook professionale, qualche biglietto da visita, una vetrofania, o una scheda su siti come “Mio Dottore” o altri portali simili risulta essere insufficiente e spesso controproducente.
E risulta essere tale per lo stesso motivo che abbiamo visto prima: le persone non danno tutto questo valore alle competenze che tu metti in mostra.
Nel 90% dei casi, infatti, quella comunicazione non fa altro che parlare unicamente delle abilità tecniche, trascurando invece tutta un’altra serie di informazioni che risultano essere fondamentali.
Informazioni che, se non comunicate, ti portano nel reame dei professionisti indifferenziati e, ancora una volta, a essere scelta per una mera ragione di “convenienza”.
E non per le tue reali abilità e unicità.
Quindi, in un certo senso, stai comunicando, sì…
ma le informazioni “sbagliate”
E per sbagliate non intendo in senso assoluto; le tue abilità VANNO comunicate, poiché questo è ciò che ti rende differente, migliore e legittimamente abilitato a trattare la salute delle persone rispetto dalla massa di abusivi e impostori.
Quello che intendo dire è che queste informazioni tecniche devono essere subordinate ad ALTRE informazioni che devono arrivare PRIMA.
Perché – come abbiamo visto poco sopra – sembrano esserci informazioni che sono di maggiore importanza e rilevanza, rispetto a quelle tecniche, e che portano le persone a darti maggiore attenzione (proprio come è successo ai nostri studenti, che hai potuto vedere poco fa).
E queste informazioni, o per meglio dire questo stile di comunicazione, è quello che attira a te le persone, che le porta a volersi affidare a te, a vederti come una professionista unica e insostituibile e, inoltre, a consigliarti ad altre persone e potenziali pazienti.
Ma come dico sempre: i fatti valgono molto più delle parole.
Per questo ora ti lascio alcuni video, che ho selezionato dalle centinaia presenti nel nostro sito e nel nostro gruppo, in cui i nostri studenti ti racconteranno come è cambiata la loro vita, grazie alla comunicazione e agli insegnamenti di DieTITAN:
Già sto ottenendo i primi risultati, in termini di nuovi pazienti, persone che si fidano di me e mi lasciano la loro testimonianza
Dott.ssa Anna Rana
Clamoroso è stato il fatto che solamente nel mese di agosto ho ricevuto 20 richieste di nuove visite nonostante il periodo di chiusura del mio studio
Dr. Mattia Guadagno
Io mi sento veramente adesso di potercela fare, di non lamentarmi più di aver lasciato il lavoro fisso, qui ora ho il mio da fare...
Dott.ssa Chiara Ricciardi









A questo punto, e ora che ti ho mostrato come la comunicazione secondo DieTITAN è in grado di fare, immagino che la domanda sorga spontanea:
“come faccio per sviluppare questa comunicazione? Come faccio a sviluppare il “secondo binario” e dare un’accelerata alla mia professione, ottenendo più pazienti e maggiore successo?”
Trovi tutte le risposte a questa e tantissime altre domande nel nostro Manuale passaparola che puoi scaricare cliccando sul bottone qui in basso: