L’architetto delle scelte: quando la “manipolazione” abbraccia l’etica e fa del bene, l’abusivo scappa

ATTENZIONE: questo è un articolo dannatamente lungo, estremamente approfondito, ma strabordante di informazioni avanzate. Se non pensi di riuscire a sorbirtelo tutto, portandoti a casa un pezzo bello succoso di DieTITAN Academy, allora forse è il caso che lasci perdere…

Manipolazione:
Macchinazione imbroglio: m. avvocatesche. Più com., rielaborazione tendenziosa della verità mediante presentazione alterata o parziale dei dati e delle notizie, al fine di manovrare secondo i propri fini e interessi gli orientamenti politici, morali, ecc. della popolazione o di una parte di essa: m. dell’informazione; m. dei risultati elettorali; m. delle coscienze.

Se ti è mai capitato di fare una ricerca on-line, o su di un vocabolario, ti sarai sicuramente imbattuto in una descrizione negativa (e pallosa) della manipolazione, come questa.

Nella maggior parte dei casi la manipolazione viene associata con l’abilità di un individuo di modificare, attraverso metodi e procedure poco chiare, la volontà del prossimo.

Spesso e volentieri per un tornaconto personale, egoistico.

E ormai questa associazione negativa è radicata nella nostra cultura, nel nostro vocabolario interno.

È quasi impossibile tentare di redimere il termine, riportandolo alla sua essenza, liberandolo dal peso di un giudizio “ingiusto”.

D’altronde, l’essere umano si basa sull’esperienza per giudicare se un’azione è corretta o meno.


Nella storia, anche quella contemporanea, la manipolazione è sempre stata associata con atti di violenza, crudeltà, egoismo e avidità.


La manipolazione è sempre stata una delle armi preferite dei regimi di tutto il mondo per inculcare nella mente delle persone l’ideale del momento.

È stato così per il comunismo, per il nazismo, per le religioni e per tutti quei culti o sette che in qualche modo intendevano controllare e “guidare” le masse verso il raggiungimento di un obiettivo…

Il più delle vote utopico, irraggiungibile, non sostenibile…

Ora, noi non siamo qui per parlare di politica, di nero o di rosso, di verde o di blu.

Quello che interessa a noi è cercare di capire se, e come, la manipolazione possa davvero essere solo ed esclusivamente un’azione negativa, oppure se dietro a questo strumento si nasconde anche un’utilità più grande, più sana, più improntata alla collettività e non al singolo.

Una delle verità più scomode, e verso cui spesso giriamo le spalle (perché ci da fastidio ammetterlo) è il fatto che, come esseri umani, viviamo e respiriamo manipolazione.
 
  • Siamo cresciuti “manipolati” dai nostri genitori.
  • La società ci ha manipolato con l’intento di renderci dei buoni cittadini.
  • la scuola e le istituzioni ci hanno manipolato;
  • I nostri amici, le persone intorno in noi, tentano continuamente – in modo più o meno conscio – di manipolarci, portandoci a cambiare idea, ad accettare una certa condizione, a dar loro ragione ecc.
  • Noi stessi facciamo questo con i nostri genitori, con i nostri amici, con i nostri fratelli e sorelle e, in ultimo, con i nostri figli.


Ma la manipolazione, per quanto a molti appaia come un atto deplorevole – che priva le persone di libero arbitrio – è in realtà una capacità innata dell’essere umano.


Senza manipolazione, non saremmo stati in grado di sopravvivere, di riprodurci, di evolverci:
 
  • Trasmettere le informazioni;
  • fare in modo che i nostri figli non commettano gli stessi nostri errori:
  • cercare di rendere il mondo un posto migliore;
 
sono tutte azioni che svolgiamo manipolando il prossimo.

A volte manipoliamo anche noi stessi… ma questa è un’altra storia.

In fondo, la manipolazione fa parte del pacchetto, della vita che viviamo e dei rapporti che stringiamo.

Possiamo “ripudiarla”, possiamo tentare di allontanarla, dire che non ci appartiene, ma la verità è che nel momento stesso in cui iniziamo a comunicare, in qualche modo, stiamo iniziando a manipolare il prossimo.

Ma la manipolazione, di per sé, in quanto strumento, non possiede una propria natura “negativa”.


È semplicemente uno strumento, che nelle mani della persona etica può fare del bene,

mentre nelle mani della persona senza scrupoli si trasforma in uno strumento di sofferenza e prevaricazione.

È lo stesso discorso del marketing, lo abbiamo già visto.

Non è lo strumento in sé, ma come lo usi, il tuo scopo, che lo rende un riflesso di quello che fai.


Quindi, la manipolazione, come il marketing, può – e dovrebbe – essere utilizzata per scopi etici e migliorativi.

E tu, che sei un professionista serio ed etico, hai il potere, e in un certo senso il “dovere” di manipolare i tuoi pazienti indirizzandoli verso una situazione favorevole, verso uno status di salute migliore.

Detta così suona proprio male, quindi cerchiamo di tradurla:

Esiste un movimento, una corrente di pensiero, sviluppata da Richard Thaler e Cass Sustein (professori universitari, uno di economia e l’altro di diritto) secondo cui non solo è possibile – ma anche desiderabile – influenzare le decisioni delle altre persone attraverso una manipolazione (loro la chiamano “spinta” per ovviare all’accezione negativa) che non violi il libero arbitrio e la libertà individuale.

Questo movimento, questa filosofia – che viene già ampiamente utilizzata in tutto il mondo, sia in ambito privato che pubblico – prende il nome di
 

Paternalismo Libertario.


E consiste nel creare una serie di “spinte” che invitano le persone a compiere una scelta per loro vantaggiosa, che permetta loro di vivere una vita più salutarepiù lunga.

Senza per questo utilizzare metodi che vietino, proibiscano, o semplicemente limitino la possibilità di scelta di un individuo.


Questa tipologia di manipolazione – perché sempre di quello si tratta – si pone come una giusta via di mezzo tra la libertà incondizionata e il controllo forzato.


Il termine Econe ti dice nulla?

È un termine che definisce e rappresenta un’immagine dell’essere utopico: un uomo o donna completamente razionale, in pieno controllo delle proprie pulsioni e emozioni, estremamente intelligente e riflessivo.

Se questa figura mitologica potesse davvero esistere, non ci sarebbe la necessità di guidare le persone verso delle scelte più sagge ed intelligenti…
Ma sappiamo entrambi che il mondo reale non gira così, e che è sempre necessario educare le persone in una direzione piuttosto che un’altra.

Questo perché troppa libertà, troppo “libero arbitrio” porta ad una condizione di anarchia, di disordine, in cui l’essere umano perde il controllo di sé e arriva a compiere gesti estremi.

Allo stesso modo però – allo stesso risultato – si arriva con una politica dura proibitiva.

Questo perché gli estremi non sono mai stati un’opzione saggia.

E i regimi totalitari, le repressioni, il proibizionismo e tutte le altre forme di controllo “duro” non hanno fatto altro che generare una risposta spesso violenta e contraria.

Per cui si è reso necessario trovare una via di mezzo.

Nel paternalismo libertario l’architetto delle scelte – che altri non è se non una persona guidata da un senso etico e morale e da una sana dose di esperienza – crea un ambiente in cui le persone, pur mantenendo la propria libertà di scelta, sono incentivate a migliorare la propria condizione fisica, sociale e psicologica.

Non viene imposto alle persone un percorso prestabilito e rigido, non vengono imposte regole ferree, quanto piuttosto si costruisce un ambiente che sia in grado di “guidare” le persone verso una scelta migliore per loro stesse e per la società.

Il fatto, ad esempio, di porre la frutta fresca e di stagione, biologica, sui banconi, in modo che sia ad altezza occhi, non toglie alle persone la possibilità di acquistare frutta coltivata in serre oppure importata da paesi esteri.

Questo exploit non elimina la possibilità di scegliere ma, semplicemente, guida le persone verso una scelta migliore, più salutare, che incentiva le culture locali, la loro economia.


Lo stesso obiettivo, la stessa direzione, la stessa sottigliezza ed eleganza è quella che dovresti riuscire a utilizzare tu nelle tue comunicazioni, nella tua promozione.


Non devi spaventare le persone, non devi dire: “questo è sbagliato, questo non si fa”, quanto piuttosto cercare di educare, attraverso prove e materiali, spiegando perché una terminata scelta è migliore rispetto ad un’altra.


La comunicazione non deve essere grezza, non deve essere machiavellica.

Il fine NON giustifica i mezzi. Mai.


Le persone non sono stupide e non amano ricevere limitazioni alle loro libertà.

Le persone hanno bisogno invece di capire, di comprendere, di essere guidate verso una soluzione ottimale.

Da soli non si arriva mai a niente, c’è sempre la necessità di trovare una guida, un mentore, un punto di riferimento che ci indichi la via.

E questo funziona meglio quando la nostra “manipolazione etica” non è grezza e grossolana, ma quando assume la forma di consiglio, quando non è “urlata”, ma sussurrata in modo fine ed elegante.

È sempre più facile, e richiede meno impegno, sgridare tuo figlio e riprenderlo con durezza quando combina un disastro.

È molto più difficile, ma estremamente più efficace, invece, prendersi del tempo per ragionare, per fermarsi con lui e per farlo riflettere, per fargli comprendere come e perché quella cosa non va fatta.

Lo stesso approccio, la stessa filosofia, è quella che devi seguire quando comunichi con i tuoi pazienti.


Non li devi spaventare, non devi far loro promesse vane solo per farli felici, o per toglierteli dalle palle.


Devi essere invece in grado di indirizzarli verso la tua soluzione, verso di te, in modo che capiscano – nel profondo – che quello che fai non lo fai solo per te, ma anche, e soprattutto, per loro.
Perché hai davvero a cuore la loro salute, il loro benessere.

Si verrà così a creare una situazione “win-win” dove tu vinci, perché ti sei dato la possibilità di aiutare il prossimo e di sviluppare la tua vocazione e la tua attività – e dove loro vincono, perché hanno imparato come prendersi cura della loro salute nel modo corretto.

E, in un certo senso, vince anche la società, la collettività: perché quando spargiamo il seme della conoscenza e della consapevolezza, non ne giovi solo tu, o la persona che hai trattato, ma anche chi sta loro vicino.


L’etica è ciò che mantiene le eliche del DNA dell’Academy unite e coese.


La nostra idea di comunicazione è nata da persone che credono davvero nel potere e nella necessità di mantenere SEMPRE una linea etica e morale solida.


E questo è quello che vogliamo trasmettere a te, e a tutti gli altri studenti.

Quindi, se anche tu desideri imparare come fare per comunicare ai tuoi pazienti nel modo corretto, senza rischiare di rovinare la tua reputazione e il delicato equilibrio paziente-professionista, noi saremo felici di aiutarti in questa impresa.


Così come abbiamo già aiutato altre centinaia di tuoi colleghi nutrizionisti, dietisti e dietologi.

Dan

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